Introduzione

Molto spesso capita di utilizzare all'interno della nostra lingua termini di origine straniera. In molti casi questo avviene perché quel termine non ha alcun equivalente nella nostra lingua, come ad esempio nel caso di karaoke, o non ce l'ha nell'accezione specifica che ha all'estero, come in quello di desktop. La verità è che molto più spesso preferiamo utilizzare direttamente il termine straniero perché è più facile, ovvero si tratta di pura e semplice pigrizia: non ci va di sforzarci di verificare prima se effettivamente non esista già una possibile traduzione, magari già prevista.

Secondo alcuni cercare di tradurre qualsiasi termine straniero come, ad esempio, fanno i francesi, è un'esagerazione, una sorta di integralismo nazionalista, anche se poi molti termini vengono in effetti italianizzati, come ad esempio cliccare. È pur vero che le lingue evolvano anche per contaminazione, per cui non bisogna essere troppo puristi a riguardo. Tuttavia è anche vero che troppo spesso i giornali e i media in genere, se non addirittura certi politici che poi comunque quella determinata lingua magari neppure la conoscono, tendono a utilizzare con eccessiva facilità termini stranieri anche quando la corrispondente parola italiana già esiste o comunque può essere facilmente trovata per analogia o estensione del significato.

Il nostro è un Paese schizofrenico, provinciale e campanilista al massimo su certe cose, malato di esterofilia su altre, al punto da penalizzare autori e scrittori italiani, ad esempio, specialmente in quei settori dove la concorrenza straniera è comunque forte.

Lo scopo di questo dizionario è quello di raccogliere, con l'aiuto di tutti quelli che abitano la rete, tutte le possibili traduzioni italiane di termini stranieri di uso comune, per vedere se sia davvero possibile ridurne al minimo l'utilizzo se non addirittura eliminarli dalla nostra lingua. Ovviamente questa iniziativa non nasce da una sorta di riflusso nazionalistico, anche perché la diversità delle lingue è una ricchezza culturale fantastica che fa parte anche del nostro Paese, dove sono oltre 30 le lingue regolarmente parlate e che spesso vengono impropriamente considerate dialetti.

Tuttavia, quando si parla una lingua, eventuali contaminazioni di termini stranieri andrebbero usate solo se il loro utilizzo può dare qualcosa di più alla frase, un tono, una caratterizzazione specifica. È un po' come nella pittura, dove in genere ogni quadro utilizza una sola tecnica. Può essere olio, acquarello, tempera, acrilico, carboncino e via dicendo. Ci sono ovviamente casi in cui si mescolano un paio di tecniche, ad esempio matita e acquarello, ma sono rare e studiate attentamente. Ve lo immaginereste un quadro che utilizza contemporaneamente tutte le tecniche menzionate sopra? Sarebbe ben difficile da realizzare senza rischiare di cadere nella confusione più assoluta. Lo stesso vale per una lingua. A volte mi capita di sentire frasi in italiano in cui un termine su tre è in inglese: sono un obbrobrio stilistico.

Ecco allora il perché di questa iniziativa. Questo non è un dizionario consolidato, ma in continua evoluzione. Nuovi termini si aggiungeranno ogni mese, nuove proposte di traduzione verranno riportate anche e soprattutto con il vostro aiuto, vecchie traduzioni saranno modificate o cancellate. Non credo che un lavoro come questo potrà mai avere una fine, ma in fondo è questo il bello quando si inizia qualcosa: non si sa mai se e quando finirà.

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